domenica 16 gennaio 2011

Arkadia Celeste (11/12/2010-16/01/2011) - Introduzione e foto dell'inaugurazione


Ecco una breve presentazione della mostra Arkadia Celeste tenutasi dall'11 dicembre 2010 al 16 gennaio 2011 a Carpi.

Introduzione

Anche quest’anno nel periodo natalizio il CEAS inserisce nel calendario delle molteplici iniziative raccolte in “Natale a Carpi”una mostra, “ARKADIA CELESTE”, una raccolta delle ultime opere di Massimo Provasi, artista altamente rappresentativo della “Bottega degli artisti”.
Massimo è anche un importante collaboratore per le molteplici attività che il CEAS offre da anni alle scuole ed ai cittadini, e insegnante di tecniche yoga, a dimostrazione di una personalità poliedrica e versatile, contrassegnata poi dalla capacità di ascolto e dalla disponibilità agli altri.
Lasciando doverosamente a persone competenti le valutazioni critiche delle opere esposte, sottolineo volentieri l’emozione che suscitano i quadri che Massimo ha realizzato, soprattutto questi ultimi, il fascino della sua tecnica sempre innovativa, la forza espressa dai suoi giochi cromatici, lasciandoci così una personalissima cosmogonia, che fonde la ricerca dell’anima col desiderio di abbracciare l’universo intero.
Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento, con l’auspicio che questa mostra natalizia faccia ancor meglio conoscere la nuova sede del CEAS in Palazzo Pio, dimora davvero privilegiata per arte storia e cultura.

Bianca Magnani - Responsabile CEAS

 In un mio precedente approccio critico basato sulle recenti creazioni artistiche di Massimo Provasi, commentandone l’evoluzione tematico – stilistica, ebbi a parlare di questo artista come di un “ricercatore di sensazioni”.
Oggi, dopo la sua recente partecipazione alla rassegna artistica “STUFFIONARTE” (Settembre 2010), ed avendo potuto ammirare una sessantina di dipinti dell’ultima produzione, sento che il termine sopra riferito e che avevo adottato non è bastevole, mentre certamente appropriato sarebbe il pronunciamento: “elevazione sentimentale della visione”. Il filosofo Blaise Pascal, dedicandosi al sentimento, lo definì “sentire del cuore”, tale da assurgere a vera e propria facoltà conoscitiva distinta e in un certo modo superiore sia alla semplice percezione sensibile che alla razionalità. Parlare di “sensazioni”, procurate dalla vista di tali opere ritengo oggi essere quindi limitante, poiché i dipinti di Massimo esprimono “il sentire del cuore” ed è con questo sentire forte e dolce al contempo, con questo donarci e donarsi che si produce nell’osservatore di queste opere quella compenetrazione psicologica fra fruitore ed opera che definirei “incanto emozionale”. Afferma Pascal: c’è un ordre du coeur (ordine del cuore), una logique du coeur (logica del cuore). Il Provasi segue istintivamente questa logica, obbediente come egli è ad una disciplina, a quello che potremmo definire un “ karma emozionale ” che trova radici profonde ed autentiche nella meditazione. La ricerca attuale di Provasi, fatta di pura contemplazione cosmica, eleva e proietta la visione interiore verso, ed attraverso mondi fisici resi nello spazio e che nello spazio stesso trovano ragione ed essenza. Ricordo le opere che Provasi mi poneva all’attenzione un decennio orsono, pure forti, pure convincenti, ma sempre frutto di ammirazione d’epopee che hanno avuto i loro trascorsi. Oggi mi si palesa il nuovo Provasi, la sua ricerca ha trovato una proclamazione stilistica audace ed ideale, del tutto personale. Egli ha dismesso le vesti di un abile emulatore di altri mondi, che appartengono all’arte informale o meglio all’espressionismo astratto americano, percepito anche nelle sue forme più istintuali come quella definita action painting (letteralmente pittura d’azione), ed il richiamo va in particolare a Jackson Pollock e William Congdon. Come importanti ebbero ad essere per il nostro artista i riferimenti al tachisme francese, con particolare riferimento a Hans Hartung o Georges Mathieu. Oggi Provasi si è, direi con ragionevole certezza, affrancato da questo suo passato artistico, in quanto in questi anni ha saputo metabolizzarlo cogliendone l’essenza. Massimo ci ha messi di fronte oggi al suo personalissimo ed inedito stilema, lirico e percettivo, pronto ad affrontare la contemporaneità dell’essere e quindi una nuova progettualità. Non vi è più la ricerca a volte provocatoria che trovava radici puramente concettuali nelle forme allora per lui fascinose e dirompenti del secondo dopo guerra americano o dell’informale europeo.
Oggi la pittura di Provasi ha decantato nuovi colori e se mi è consentito il parallelismo con il poema dantesco, egli ci dimostra di aver superato tormentati percorsi di crescita artistica , ovvero “la selva oscura”, quel lungo e necessario travaglio interiore improntato alla ricerca, che se percorso con volontà, porta quasi sempre all’illuminazione, nel nostro caso artistica. Quel lavoro, quella passione che Massimo ha saputo generosamente elargire, fatta anche di salite e di silenzi di esaltazioni e di cadute oggi gli ha conferito una nuova fondatezza morale. Dunque Provasi ha assimilato gli slanci di libertà artistica ed espressiva di quei tempi gloriosi dell’arte, ovvero quel “deus ex machina” che nell’azione trovava presupposto. Oggi, col rinnovato e consolidato stile Massimo contempla ed esplora nuove vie ed orizzonti senza alcuna incertezza o riverenza anche formale, poiché ha chiaro dentro di se “dans le coeur” il senso della sua arte, della sua proposta cromatica ed espressiva. Le opere dell’odierno Provasi ricercano l’infinito visitano lo spazio, uno spazio che se da un lato genera nell’immaginario dell’artista mondi inediti e fantastici in un planetario virtuale e mentale infinito, dall’altro trasudano contemperati nel plasma cosmico in perenne divenire un senso di grazia ed accuratezza formale impeccabili, quasi l’artista si ponga come possibile demiurgo ed al contempo taumaturgo dell’animo. Ed in questa ricerca di stile e di bellezza trova spazio la catarsi, ovvero quel desiderio dirompente di purificazione dell’animo che attraverso l’opera trova giusto modo d’esplicarsi. Del resto i dipinti possono dare vita attraverso la semplice materia colore a vere e proprie estasi visive e percettive, ovvero a momenti d’intenso lirismo difficili da declinare con semplici parole. L’opera d’arte può dunque voler superare la stessa materia che la compone, per far emergere l’essenza di un sentimento puro ed autentico. Dunque a voler concludere con parole semplici e facilmente comprensibili, direi che Massimo esplora con visione cromatica rasserenante, l’immenso che lo circonda, avvalendosi della possibilità concessa all’uomo di astrarsi dalla materia per calarsi in una dimensione cosmica, ove purezza e bellezza sono punto di approdo. Le immagini filtrate dall’inconscio si concretizzano sul supporto, tela, carta od altro, con tecnica raffinata, frutto di ore ed ore di lavoro attento ed accurato ma non di meno di naturale talento. Massimo amando la vita, ci definisce con colori mutevoli e radiosi, i suoi colori, l’unica necessità da affermare e del resto l’unica vera ragione di vita: l’amore universale.

Franco Bulfarini
(critico, artista presidente “la Bottega degli Artisti”)

Foto della mostra 


























































iugui

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